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l'ideale | 201 |
sun guaio addosso, va a cercarselo col lumicino, e dei peggiori che avrebbero potuto capitargli!
Veramente Alberto Coscia il guaio non se lo era cercato col lumicino; gli era stato apportato dal testamento dello zio, pel quale egli godeva di un largo patrimonio, da usufruttuario, in vista del futuro piccolo Nicola Coscia che sarebbe stato il vero erede, se Alberto si fosse deciso di prender moglie e di metterlo al mondo, e così perpetuare la stirpe dei Coscia, che, in caso diverso, si sarebbe estinta con lui.
— Gran disastro! — egli esclamava ironicamente.
Ed era ingiusto verso le due generazioni dei suoi che, a furia di onesta attività, di economie, avevano messo insieme una sostanza da permettere a lui, ultimo dei Coscia, di menare una vita senza preoccupazioni di sorta alcuna, e di fare quel che voleva, cioè, niente!
Era rimasto solo, libero, a diciotto anni mentre cominciava il suo corso di filosofia e lettere all’Università. Lo aveva scelto tanto per dire: ho una laurea anch’io. Laurea che, infine, non gli imponeva nessun esercizio professionale, come quelle di avvocato, di medico, di farmacista.