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l'ultima lusinga 195

vestita a lutto, dopo tre giorni di visitu, in cui erano accorsi amici, conoscenti per prender parte al loro dolore — entravano, senza dire una parola, rimanevano seduti, si rizzavano, muti, per far posto ai sopravvenienti — dopo tre giorni di doloroso stupore, durante i quali aveva tentato di consolarsi ripensando le parole della figlia: — Verrò a darti in sogno, quel che tu desideri. Sì, sì, papà! — la moglie e il fratello lo videro andare in cucina con una bracciata di libri e di scartafacci, accendere il fuoco e buttare sui carboni divampanti i fogli dei diversi libri dei Sogni, strappati, sparpagliati perchè bruciassero meglio, i fogli del Rutilio e gli scartafacci del frate cappuccino che non erano stati buoni a fargli vincere neppure un terno!

Don Vito, maravigliato e contento, vedendo salire per aria, portati via dall’impeto della fiamma i neri residui del fogli che s’ingolfavano nel camino e sembravano tanti uccellacci di malaugurio messi in fuga, gli disse: — Hai fatto bene! Dovevi pensarci prima.... Meglio tardi che mai! — Don Pietro avrebbe voluto rispondergli: — Non ne ho più bisogno.... Verrà Matilde! — Ma si mordeva le labbra per non parlare.

E attese.