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l'ultima lusinga 193

berazione. E, infatti, di vivo le rimanevano soltanto gli occhi, i begli occhioni neri, che avevano scintillato quasi in continuo sorriso quando andava per casa, canticchiando, aiutando la madre nelle faccende domestiche. Don Pietro non poteva sostenere quello sguardo con cui ella pareva chiedesse perdono di morire, di abbandonare padre e madre in tristissime circostanze.

Per questo egli si fermava poco nella cameretta della malata; andava e veniva come una mosca senza capo; e se, involontariamente, gli attraversava il cervello l’idea che la figlia avrebbe potuto suggerirgli un bel terno, una quaderna, come compare Giammona sosteneva che i moribondi son capaci di fare; se, involontariamente, si sedeva su la seggiola a piè del lettino, e guardava Matilde con aria di attesa quasi supplicante, si riscoteva tutt’a un tratto, indignato contro di sè; e andava di là, nel suo studio, per rinfacciarsi:

— L’hai uccisa tu! L’hai uccisa tu, scellerato! Ed ora pretenderesti anche... Scellerato!

Fu verso l’alba del funestissimo giorno.

Don Pietro che aveva mandata quella larva di sua moglie a riposarsi un pochino dopo mezza nottata di veglia, interrogata la figlia a bassa voce,