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l'ultima lusinga 191


— Che ti metti in testa queste sciocchezze?

— È venuto a dirmelo la nonna.

— Ma che nonna, figliuola mia! Una ragazza intelligente come te non deve credere alle fandonie dei sogni....

— Perchè sarebbe venuta ad ingannarmi?

— Non è venuta!

La contradiceva per spronarla a parlare. Nonna, 17; morta che parla, 47; e... e... e... Non potè andare più innanzi; gli pareva di profanare quella santa creatura che, forse, tra giorni, sarebbe morta davvero. E corse a nascondersi nel suo studio, con la testa tra le mani, inorridito di aver potuto calcolare, quasi speculare su la malattia della figlia. Involontariamente, però, quei due numeri se li sentiva ronzare a un orecchio; più avrebbe voluto dimenticarli, e più divenivano insistenti.

Compare Giammona lo sgridava:

— Siete un ragazzo? Due oggi, due domani...

— No! Che m’importa più di arricchire? Se ho tentato, se volevo tentare, era per lei, per riparare il male che ho fatto a lei e a mia moglie... e pure a me. Ma io me lo son meritato!

— E se non muore? com’è certo; se non muore, dovreste ammazzarvi con le vostre stesse mani!