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l'ultima lusinga | 179 |
Ne seppero qualcosa la mattina che don Vito Li Pani venne a sgridarle:
— Ma come? Ve ne state zitta zitta, cara cognata, quasi non si trattasse pure dalla vostra dote e dell’avvenire di questa povera ragazza? Non lo sapete dunque che il mio signor fratello è rovinato? Che, durando così, dovrà andare tra poco, con una canna in mano a chiedere l’elemosina uscio per uscio, se vorrà farvi mangiare e mangiare due soldi di pane? Ah! Cascate dalle nuvole? Se egli si figura che io debba spendere il mio per aiutarlo, ha fatto male i suoi conti! Mentre lui si è divertito.... mi capite? e ora si diverte col libro di quaranta fogli, io, cara cognata, mi sono privato di un po’ di fumo di tabacco nella pipa, fin di un sorso di caffè, anche di quello che spaccia mastro Cola nella sua lurida bottega! Perchè ve lo vengo a dire? Per mettervi su l’avviso.
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Troppo tardi!
Don Pietro, ora, non maneggiava più il libro di quaranta fogli, come suo fratello chiamava il mazzo delle carte da gioco, ma La smorfia, il Libro dei Sogni, il Rutilio e certi vecchi scartafacci dàtigli