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l'ultima lusinga 177


In quelle sere tornava a casa col portafoglio ricolmo di biglietti di banca, con le tasche piene di monete di argento e di soldoni; e si metteva a contarli in un angolo della tavola apparecchiata per la cena, disponendoli a gruppi, in bell’ordine per impressionare l’immaginazione della moglie e della figlia. Poi cavava fuori il taccuino dove segnava le vincite, faceva l’addizione con le somme precedenti e soggiungeva:

— Centosessanta lire da questo, cinquanta da quello, trentacinque da quell’altro....

Erano i crediti su la parola.

— Serviranno per domani sera!

Dall’aria con cui tornava a casa, le due donne capivano se don Pietro aveva vinto o no.

Aveva vinto sera per sera, in quel mese, ed entrava zufolando un motivetto di valzer. Fatta la rassegna della vincita, si metteva a cenare con grande appetito, raccontando le vicende della serata, quasi si trattasse di battaglie campali; e prima di rizzarsi da tavola, appena accesa la pipa, prendeva due o tre pezzi da cinque lire, una monetina d’oro da dieci, e diceva alla moglie e alla figlia:

— Questi per te; questa per te. Metteteli da parte o spendeteli come vi piace.