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176 | luigi capuana |
presentava al botteghino una gran filza di giocate per questa o quella ruota, per tutte le ruote, da tener occupato lo scrivano una buona mezz’ora, con dispetto degli altri giocatori che avevano fretta più di lui!
Sissignore, suo fratello don Pietro Li Pani si era ridotto a questo: di contare su un terno, su una quaderna, su una cinquina; e non si avvedeva che ogni settimana buttava via trenta, quaranta lire, con le quali avrebbe potuto provvedere alle piccole spese giornaliere, e non far tribolare la moglie e la figlia che soffrivano in silenzio perchè egli diventava di giorno in giorno più intrattabile.
Non era stato un modello di dolcezza neanche prima; ne sapeva qualcosa sua moglie, donna Michela — la prudenza e la bontà in persona — che aveva dovuto chiudere un occhio o tutti e due su certe marachelle del marito: e questi se n’era abusato.
Poi la passione del giuoco lo aveva preso tutto. La povera moglie si era lusingata che sarebbe passata anch’essa, com’era già passata la pazzia per le donne. Si era ingannata.
Don Pietro aveva avuto la disgrazia di una serie di vincite che gli avevano fatto perdere la testa.