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— E dopo tutto, che doveva importargli se suo fratello si rovinava? Gli dispiaceva per quella buona donna di sua cognata, per la ragazza buona quanto la mamma, bellina, istruita, che avrebbe potuto fare un magnifico matrimonio — magnifico era l’aggettivo prediletto di don Vito Li Pani — se suo padre non avesse sciupato anche metà della dote della moglie pel maledetto viziaccio del gioco. Tressetti, primiera, zecchinetta; cento lire oggi, duecento, trecento domani... quando non si trattava di qualche migliaio. E bisognava trovarle sùbito, se non le aveva in casa, perchè — dicono — i debiti di gioco devono essere pagati nelle ventiquattr’ore; quasi, mettiamo, quarantott’ore dopo, perdessero la loro qualità di debiti di onore! Ed ora, ecco che quell’imbecille ammattiva con le cabale pel Gioco del Lotto! E ogni settimana