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i soliloqui di bicci 151

in qua se non sono diventato il suo sogno anch’io, poco deve mancarci. Si tratta di occhiate, di sguardi insistenti. Certe volte mi sembra che ella si domandi: — Ma che vuole da me costui che mi guarda a quel modo? — Via signorina!... Finge di non aver capito? Se fosse vero, il fatto non farebbe onore alla sua intelligenza... — Certe volte, al contrario, sembra che lei mi risponda: — Ma parli al babbo! Che aspetta?

Un momento, signorina. Lasci che arrivi lo zio Tommaso, tra giorni. — Vengo per far testamento; cercami un notaio onesto. — Se la cosa non riguardasse me, perchè tutta questa premura di annunziarmi l’intenzione di far testamento? Mancano notai al suo paese? È vero: lui abita in campagna; ma potrebbe risparmiarsi il viaggio fino a qui; alla sua età è sempre uno scomodo anche viaggiare in prima classe o in sliping-car. Dunque c’è una nascosta ragione che lo fa muovere, che lo spinge a preavvisarmi: — Vengo per fare testamento; trovami un notaio onesto. — Per me, signorina, tutti i notai sono onesti, se devono ricevere un testamento in mio favore. Che onestà occorre per questo? Si detta il testamento davanti ai testimoni, si legge, si firma, e tutto è finito. È