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lore! Invece, testamenti e donazioni avrebbero dovuto essere tutt’una cosa. — Pensateci bene prima di far testamento; ma una volta fatto «quo scripse, scripse», come diceva quello. — Invece, uno sa, per esempio: Mio zio mi ha steso nel suo testamento; e, pur augurandogli cent’anni di vita — cento sono troppi: infatti non si avverano quasi mai — pensa, ripensa, fantastica, fa mille castelli in aria intorno a quell’eredità... E poi, quando lo zio se n’è andato all’altro mondo, scappa fuori un testamento che nessuno si aspettava! Oh, il codice è stupido! Significa che chi l’ha fatto non aveva nessun parente e nessuna eredità da attendersi, altrimenti ci avrebbe pensato due volte prima di permettersi la balordaggine...

— Tu parli da grullo, caro mio! E se l’ultimo testamento è il meglio? Se corregge uno sbaglio, una cantonata presa nel primo?

Sarà! Sarà! Ma io preferirei che mio zio, ora, mi dicesse: Tu porti il mio nome, sei destinato a continuare la lunga generazione dei Bicci autentici; gli innumerevoli Bicci sparsi pel mondo non contano niente... Ed ecco qui, da mano a mano, senza testamento, senza neppure un rigo di ricevuta — a che scopo la ricevuta? — prendi; queste so-