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don mignatta 117


— Facciamo i conti!

— Quali conti?... Perchè?

— E trovatevi un’altra bottega da andarvi e sedere; nella mia, fateci il crocione.

— Anche questo?... Perchè?

— Ottocentosessanta lire. Ve le restituirò a cinquanta lire al mese.

— E gli interessi? — balbettò don Mignatta.

— E lo zucchero, e il caffè, e le altre cose che avete prese nella merceria non contano niente?

— Ma i danari li ho messi fuori io!... Devo sorvegliare io la bottega... quel che entra, quel che esce...

— Cinquanta lire al mese... e non fiatate più!

— Vostra moglie però...

— Zitto! — lo interruppe Zùccaro. — Non siete degno neppur di nominarla. Che vi eravate messo in testa?... Che vi eravate messo in testa?...

Don Mignatta si era sentito salire tutto il sangue al cervello. E vedendo che Zùccaro gli agitava, minacciosamente, i pugni sul viso, fu preso da tale terrore, che cominciò a indietreggiare vacillando, annaspando con le braccia, balbettando:

— Sì! Sì!... Cinquanta lire al mese!... E gli.... interessi?.... Eh? Eh? Eh?