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don mignatta 115


— C’entro.... giacchè c’entro!

Veniva a far spesa anche il cavalier Giunta, con le due gobbe una davanti e l’altra di dietro, lisciato, agghindato più che mai, con la consueta sua aria spavalda: non si degnava di salutare don Mignatta, e mentre la maestra — ora la chiamavano anche così perchè moglie di mastro Zùccaro — gli pesava un quarto di zucchero o un quarto di caffè, il cavaliere le diceva tante cosine amabili, impertinenti, che la facevano ridere, e la divertivano, a quel che pareva, se indugiava tanto nel fare i pacchetti e legarli; e gli dava la mano, poichè il cavaliere le porgeva la sua.

— Grazie! A rivederla!

E il cavaliere andava via a testa alta fra le due gobbe, soddisfatto, senza salutare don Mignatta che gli borbottava dietro:

— Gobbaccio maleducato! Non dovreste dargli l’onore di stendergli la mano....

— I gobbi portano fortuna! — rispondeva la merciaia.

Ed era quasi dargli una pugnalata, tanto don Mignatta ora odiava il cavaliere.

Un giorno che don Mignatta non si trovava là, il cavaliere disse alla bella merciaia: