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don mignatta 111


— Accettatele senz’altro. Fate onore al vostro nome. Non vi potevano chiamar meglio: Grazia! E Zùccaro per giunta!...

E siccome ella stendeva la mano, esitante, per riprendere il biglietto da cinquanta lire, don Mignatta soggiunse: — A vostro comodo!

Ci mancò poco che non si chinasse per darle un bacio sui capelli.

O ch’era impazzito tutt’a un tratto? Se ne maravigliò durante una settimana. Se la vedeva davanti, seduta là, con le mani da principessa che sganciavano gli orecchini, bianca e rosea, delicata, che era un peccato mortale fosse moglie di un erbivendolo e rivenditor di formaggio al minuto! Pensava anche alle cinquanta lire che tardavano a tornare a casa, quantunque in quei giorni Zùccaro, vedendolo passare davanti alla bottega, lo avesse salutato in maniera significativa, quasi per rassicurarlo: Non dubiti: le riavrà!

Infatti, all’ottavo giorno, don Mignatta diventò fin spiritoso all’arrivo della donna:

— Ecco la Grazia che mi porta lo zucchero! Troppa fretta!

— Ora viene mio marito — rispose quella mettendosi a sedere.