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110 | luigi capuana |
— Male! Male! — la rimproverò don Mignatta sorridendo, mangiandosela cogli occhi.
— Glielo dirò dopo. Cinquanta lire. Lascio in pegno questi orecchini.
E se li cavò con quelle belle mani bianche, delicate, che sembravano mani di principessa al povero don Mignatta, quantunque egli non avesse mai visto mani di principessa di nessuna sorta.
— Belli! — egli fece, osservandoli. — Regalo di nozze, eh?
Tutt’a un tratto, irriflessivamente, aperse il gancio di uno degli orecchini e, con un po’ di tremito nella voce, disse:
— No: devono stare al lor posto! Permettete; voglio rimetterveli io.
Ella lo guardò stupìta, e lo lasciò fare.
— È pratico, si vede. E così...?
— Queste son le cinquanta lire; me le riporterete a comodo vostro.
— Che dirà mio marito? Non le accetto.
— Se non sa nulla!
— Sa. Ho detto: di nascosto di mio marito, perchè — capisce — un bottegaio come lui... È vero che i quattrini possono mancare al re che li stampa. Gli è andato per aria un affare...