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108 | luigi capuana |
Don Mignatta, che intanto aveva cavato dal cassetto una scatola per riporvi orologio e catena:
— Guardi: è la sua. La tengo a posta da parte.
Ogni volta, accompagnando il cavaliere fino all’uscio, don Mignatta faceva in modo di palpargli la gobba di dietro, pel buon influsso. Quella mattina appunto don Mignatta si era rallegrato di vederlo arrivare nel momento in cui non sapeva decidersi ad accettare una proposta di prestito più rilevante delle ordinarie sue operazioni.
— Il cavaliere! — aveva esclamato dentro di sè. — L’affare andrà bene!
E perchè andasse benissimo eccesse nel palpargli la gobba; fu quasi sgarbato. Il cavaliere, che aveva capito, s’indignò, come se quello gli avesse detto: Siete un gran gobbaccio!
— Dovrei insegnarvi l’educazione e spaccarvi la testa con questo qui! — brandiva l’esile bastoncino. — Prendete! Rendetemi catena e orologio! Non ho più bisogno del vostro sporco denaro!
Gli aveva buttato su la scrivania tre biglietti di banca da dieci lire e aveva steso la mano alla scatola dove erano stati conservati catena e orologio.
— Ma perchè?... Ma perchè? Che si è figurato? — balbettava don Mignatta, mentre il cavaliere