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104 | luigi capuana |
Vedendogli cavar di tasca il portafoglio unto e bisunto, pieno zeppo di pezzetti di carta che sembravano ricette, le povere donne, specialmente, si sentivano venire i brividi. Egli cercava, brontolando, il nome scritto in testa al quadretto di carta, che a furia d’essere passato e ripassato umettando l’indice per facilitare l’operazione, portava agli angoli giallastri le impronte del polpastrello; un sudiciume! E appena lo aveva trovato, esclamava, con un sospirone:
— Eccoci qua!
Voleva mostrarsi scrupoloso, rifare i conti, dar ragione fin dell’ultimo centesimo esatto la settimana scorsa, quindici giorni fa, un mese addietro; era suo dovere; e cominciava a masticare, a spazientirsi se vedeva che gli altri non facevano il loro dovere come lui, cavando fuori i soldi, le lire di quei miseri interessi che non bastavano a pagargli le scarpe logorate «tessendo» le vie del paese, poichè era inutile attendere che i debitori si scomodassero un po’ andando da lui!
Pestava i piedi, si metteva a piagnucolare, s’irrigidiva su la seggiola: — Non mi muovo di qui! Soldi devono essere!... O vendo l’anello, o gli orecchini, o la crocetta, o la spilla! — Non dava nulla