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Il fascino di quella svelta personcina, dai grandi occhi neri nel viso magro, era stato più forte della stizza. E così egli s’era lasciato riprendere, indolentemente. Promise, da gentiluomo, che non ne avrebbe più riparlato, ed ebbe l’onestà di confessarle che una relazione seria, com’ella desiderava, non era possibile.
— Ci vedremo frequentemente, da camerati, da giovinotti.... Eh?
Ella non rispose nè sì nè no, esitante:
— Ho paura di annoiarlo....
Invece Renato era molto contento quando la vedeva entrare improvvisamente in quella camera di scapolo ch’ella quasi trasformava con la sua voce, coi suoi sorrisi di ragazza irrequieta.
Intanto ch’egli preparava la solita tazza di caffè, Luigia andava da un tavolino all’altro rovistando libri, disegni, svolgendo grosse pagine di album.
Tutte queste belle donnine sono state sue amanti?
Renato non rispondeva, ostentando discrezione.
— Tanto a me può dirlo. Non ho nessuna ragione di essere gelosa. Come sono belle! Ah, l’esser bella dev’essere una grande sodisfazione! Se io fossi bella, come questa qui, per esempio, farei disperare parecchia gente, parecchia!
— È così cattiva?
— No: ma la bellezza è una forza.
Renato le assicurò ch’ella aveva qualcosa di meglio della bellezza, quel che di attraente, di simpatico che spesso la bellezza non ha.
— So benissimo che sono brutta, ma so pure che non sono antipatica.... Questo cappello alla Rubens,