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e ondeggiante, col braccio che usciva ignudo dalla manica rovesciata, poggiato col gomito su la ringhiera; braccio magro, coperto da peluria che dava un tono quasi bronzino alla pelle bruna.

La lasciava dire non ancora ben persuaso, ma nello stesso tempo, per raffinatezza, contento di quella resistenza così inattesa e così franca.

Era piccante! Ah, la bella bruttina, come aveva già cominciato a chiamarla, diventava qualcosa di ghiotto fra la trivialità dei soliti incontri!

E per ciò, quasi senza accorgersene, quando furono vicini a casa tornò a insistere, scherzando:

— Chiedo soltanto il favore di dar un’occhiatina al suo nido del secondo piano....

— È impossibile. Non vuol persuadersene?

— Soltanto un’occhiatina, per figurarmela nel suo vero ambiente quando la sento canticchiare con voce di falsetto.... Non vuol permettere neppur questo? Allora venga a bere un bicchierino di Kummel di Chartreuse a casa mia, qui, a due passi.... Non è un gran sacrifizio.

— Impossibile!

Ella lo supplicava con gli occhi improvvisamente gonfi di lacrime, stringendogli forte la mano, alla luce del lampione sotto cui s’erano fermati:

— Non mi offendo di quest’insistenza. È cosa naturalissima. Il torto è mio.

Renato la interruppe:

— Buona notte.

— È in collera?

— Niente affatto!

Il tono brusco della voce però lo smentiva.