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arrossire coll’imboccarsi a vicenda pezzetti di frittura di arrosto, se colui si fermava a guardarli più balordamente incantato.

— Intanto non mangia proprio niente!

— Mangio poco. E non è il miglior modo per ingrassare.

— Ah!... Tu lo vuoi? — disse a un tratto Renato, che non ne poteva più di quell’imbecille.

E, alzatosi da sedere, diede un bel bacio a Luigia, che non ebbe tempo di schermirsi.

Per istrada, nell’oscurità della notte, mentre il tramway a vapore si allontanava gettando rapidi spruzzi di luce rossastra su le siepi e su i campi, essi ridevano ancora del viso sbalordito di quel povero imbecille allorchè avea visto quel bacio. Poi, nella intimità del ritorno a piedi, stringendo il braccio di Renato con abbandono, incoraggiata dal buio, ella era tornata a scusarsi:

— Non ci faccio una bella figura, lo capisco. Ma.... infine, non ho voluto mostrarmi più virtuosa che non sono. Però voi uomini non potete capirlo.

Renato la lasciava dire, accarezzandole una mano. L’accento leggermente veneziano dava un fascino deliziosissimo a quella facile parola, che risuonava nell’oscurità, fra il lieve stropiccio dei piedi sulle foglie secche del viale, e andava a perdersi nel gran silenzio della campagna così pieno di vaghi rumori.

Renato la lasciava dire, non ancora ben persuaso; anzi acceso e smanioso del possesso di quella magrolina assai più ora, che non quando l’aveva adocchiata al terrazzino del secondo piano della casa accanto, raccolta nella veste da camera di tela cruda, larga