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del dover accettare compensi che gli sembravano elemosine mal dissimulate, o piuttosto ricatti alla sua miseria, facendo una vita di segregazione in quell’antro del suo studio, dove restava chiuso fino a che un barlume del tramonto penetrava dall’ampia vetrata; affrettandosi a prendere un frugalissimo pasto in un’osteriuccia nella quale nessuno lo conosceva, e andando sùbito a letto stanco anche moralmente, per riposarsi più che per dormire.
Ed ecco che egli si scopriva.... Stava per diventare pazzo, dunque?... E scopriva che ciò era avvenuto sin dal primo giorno, sin dal primo istante in cui il sogno vivente era apparso nel suo studio. E lei, se n’era dunque accorta anche lei?
— Sono indiscreta? — ella aveva detto poco prima. — Non le è mai successo d’innamorarsi della sua modella? Quella che ha posato per la «Sirena» doveva essere bellissima, per quanto lei abbia potuto idealizzarla....
— Ah! Per noi, la modella raramente è una donna.... Ed è bene che sia così.
Ma la risposta gli era uscita dalle labbra stentatamente, quasi sentisse di mentire in quel momento.
— Infatti — ella soggiunse — è più facile che l’artista s’innamori della sua creazione come nella favola greca.
Perchè miss Anna aveva parlato così? Il suo acutissimo sguardo gli aveva già letto nel cuore?
Come doveva ridere di lui vecchio, sciatto, miserabile! Ebbene, non gli importava niente. Quel ch’egli provava in quei giorni era un mirabile rifiorire di giovinezza, o qualcosa di simile agli ultimi guizzi di una lampada che sta per spegnersi.
Ma ormai il suo lavoro era finito, ed egli s’inor-