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Andati per vedere il bambino, avevano trovato la balia piangente.

— Signora mia, non vuol succhiare il latte!

— Da quando? — domandò Giulio.

— Da ier sera, dopo le otto. Alle quattro aveva poppato benissimo.

Giulio disse:

— Non è nulla.... Riportiamolo in città.

Fingeva di non essere turbato, per rassicurare Teresa che teneva fissi gli occhi su la culla dove il bambino, col viso pallido, i labbrini violacei semi aperti e le manine increspate, dormiva.

Che triste ritorno!

Ella si era raccolta in fondo alla vettura, muta, stringendo una mano di Giulio. La balia seduta dirimpetto, canticchiando sotto voce, cullava il piccino; e la bambina, su le ginocchia del babbo, stringendogli le braccia attorno al collo, guardava lui, e la mamma, e non osava di rompere il silenzio. Solo Giulio, che invece avrebbe voluto piangere, tanto aveva il cuore oppresso, ripeteva di tratto in tratto, monotonamente:

— Non sarà nulla! Non sarà nulla!

Alle prime parole della balia, Teresa aveva avuto un sussulto:

— Se il bambino morisse!

E il malvagio istintivo movimento era stato sùbito seguito da un senso di ribrezzo e di orrore. Poi, in casa, attorno al lettuccio del bambino, quando già si poteva leggere in viso al dottore il destino della povera creaturina, la brutale preoccupazione della propria salvezza aveva preso di nuovo il sopravvento, snaturata, senza pietà. Sentendosi quasi perduta, la infelice si aggrappava a tutto. Pur di salvarsi lei, che