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anche lei, rammentava in ogni istante il fratellino con cui avrebbe voluto già fare il chiasso insieme. Così l’odiata creaturina, quantunque lontana, riempiva la casa di sè più che se fosse stata presente.

E poi....

— Come?... Perchè ora?... — ella si domandava, spaventata.

E poi, qualcosa di strano, di mostruoso cominciava ad avvenire dentro di lei....

— Come?... Perchè ora?... Dio! Dio!

Quell’altro, lo scomparso, tornava a poco a poco a farsi risentire, dimessamente al suo solito, supplichevole: — T’amavo! Da due anni!...

— Come?... E lei, lei più non se ne offendeva?...

E lei stava ad ascoltare, mezza indignata, sì, ma pari a chi si lascerebbe forse commuovere, se colui avesse insistito? E nella solitudine in cui volentieri rimaneva per lunghe ore della giornata, il ripetio di quel: — Ti amavo!... Da due anni! — diveniva sempre più insinuante e più forte.... E all’allucinazione del suono delle parole, s’univa quella della figura, alta, bruna, dal viso serio, dallo sguardo quasi severo e contenuto a stento, mentre qualcosa le si ridestava in tutto il corpo con lento brulichio di sensazioni e di vibrazioni, qualcosa rimasto a germogliare nell’oscurità feconda, e che usciva fuori a un tratto, e si espandeva e fioriva.

Questo le pareva più abbietto della prima violazione del suo corpo....

— No! No! No! — protestava sdegnata, come in quel triste istante, in quella sera: — No! No! —

Inutile!

— Ti amavo da due anni! — E lei non se n’era mai accorta!... Quanto avea dovuto soffrire colui! Che tormenti e che lotte! E si era esiliato per lei!