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Neppure allora era morta!

Si tastava tutta, tastava le coperte del letto, per convincersi d’essere ancora in vita, per accertarsi che proprio suo marito accarezzasse e baciasse il bambino ignudo, vagente tra le mani della levatrice. Girava gli occhi attorno, stupita che il presentimento l’avesse ingannata; con tale confusione nella mente, e tale indicibile prostrazione di forze da credere di sognare, o di vedere ogni cosa a traverso una nebbiolina leggera, in mezzo alla quale si muovevano silenziosamente le persone, mormorando parole a voce bassa e che ella non riusciva ad afferrare.

— Forse si muore in questo modo! — pensava.

Al destarsi dal sonno riparatore che l’aveva vinta, allo scorgere a piè del letto il marito in amorosa contemplazione del neonato, che riposava coperto d’un velo di tulle, al: — Come ti senti? — di Giulio, a cui dalla commozione e dalla gioia tremava la voce, ella lo fissò spalancando gli occhi, sorridendogli inconsapevolmente. Sentiva intanto dentro di sè un’oppressione non mai provata, uno strazio nuovo: la barbara violazione del cuore materno, che le rendeva repugnante la bella creaturina dormente lì accosto.

— Guardalo.... Che bocciuolo di rosa!

Giulio non si era contentato di sollevare il velo di tulle da una parte; ma, spinte le mani sotto il guanciale dove il piccino era adagiato, lo aveva deposto delicatamente a fianco della mamma, perchè potesse ammirarlo senza scomodarsi.

Ella si trasse un po’ indietro e serrò gli occhi....

— Che hai, Teresa? Ti vien male?

— Allontana cotesto guanciale.... Mi opprime il respiro. E questa coperta....