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la sua figliuolina era all’estremo, ora che ella avrebbe dato volentieri in olocausto la propria inutile e triste vita, pur di sviare il pericolo da quel capo diletto!

Il Signore era stato misericordioso: non le aveva preso la bambina!

Teresa riviveva con lei. E al rifiorire del roseo colore sulle guancine dimagrite, le fioriva in cuore una nuova dolcezza di maternità, un senso di pace, che neppure quei rapidi sussulti del seno riuscivano a turbare.

— La sua bambina era salva!

Si sentiva felice; non odiava più, con l’istessa intensità di prima, l’altra creatura che già si faceva sentire maggiormente col grave pondo e coi vaganti dolorini, preludi di un’altra fase di tortura....

Sì, di un’altra fase di tortura. La infelice non poteva pensare, senza raccapriccio, alla continua presenza di quell’insultante testimone della ignominia di lei, di quella menzogna, di quell’inganno vivente, che sarebbe stato di continuo sotto i suoi occhi e ch’ella non avrebbe mai potuto, mai! tenere come sangue e carne sua!... E allorchè il marito la rimproverava dolcemente, non vedendole preparar nulla per il prossimo arrivo del figliuolino tanto desiderato — egli credeva con certezza che sarebbe stato un maschietto — Teresa gli rispondeva:

— Chi sa quel che accadrà?

Presentimento e malaugurio.

S’era fissata nell’idea di dover morire durante il parto insieme con la creatura da nascere; e se ne rallegrava, provando pure un indefinito terrore di quel momento, e non per sè, ma per coloro che sarebbero rimasti, il marito e la bambina.

E se la teneva stretta al seno per ore intere, accarezzandola, baciandola, quasi già fosse orfanella,