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Ogni apparenza era salva, ogni ragione di timore sparita; ella avrebbe potuto viver tranquilla, seppellendo nel più profondo del petto quel terribile segreto, ed ecco che la sua tortura ricominciava più atroce.

Con la irritazione contro l’incestuosa creatura che le palpitava in seno e non le dava nessuna delle sofferenze provate nella prima gravidanza, Teresa era divenuta così nervosa, così eccitabile che ogni insignificante contrarietà le produceva strani scoppi di stizza, seguiti spesso spesso da sfoghi di singhiozzi e di pianto.

— Ma che ti senti, insomma? Sei malata? — le ripeteva suo marito.

— Non dire così; è peggio! — rispondeva, piena di rabbia e di vergogna.

Una mattina che Giulio, turbato e tenendola per le mani, aveva insistito più del solito perchè parlasse, Teresa gli si era buttata al collo piangente, stringendolo forte, premendo con la faccia sulla spalla di lui.

— Non lo capisci? Tu sei malata....

— No! no!

E quasi gli aveva morso il collo, spaurita, sentendosi salire alle labbra la terribile rivelazione che la strozzava, soggiungeva:

— No!... No!... È per la bambina. Ho il cuore grosso.... Non so....

E gli era cascata quasi in convulsione tra le braccia. Giulio, spaventato, aveva mandato sùbito pel dottore, il quale, dopo poche interrogazioni e osservazioni, s’era messo a sorridere; e nell’andar via gli avea raccomandato:

— Bisogna che la signora stia molto calma. Le conseguenze d’un aborto potrebbero essere gravi.