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una carrozza che passava di corsa; il silenzio, poco dopo, rendeva più dolce e più intimo il conversare, lasciando un po’ di libertà all’immaginazione e non obbligando a rispondere.
Durava da parecchie settimane. Nella lontananza del marito, egli era venuto più di frequente, anche per affari. Come sospettare?... Come diffidare?... Mai una parola, mai un’occhiata, mai un gesto che potesse metterla in guardia!
Si era levato da sedere continuando a parlare, facendo qualche passo su e giù davanti a lei, con certi sguardi che le avevano dato un senso di meraviglia e le erano parsi un po’ buffi in quel momento. E, a un tratto....
Ella si dibatteva, come se quelle labbra le ricercassero di nuovo il viso, il collo, le mani che si difendevano: — No! No! No! — Ed era soggiaciuta per l’annientamento d’ogni forza, vinta da un immenso stupore, quasi fosse stata non già vittima, ma testimone di quel delitto!... E si era rizzata, ravviandosi istintivamente i voluminosi capelli disordinatisi nella lotta, cercando con lo sguardo lui, che era scappato via come un ladro, lui, che ella avrebbe voluto chiamare in soccorso, tanto quell’infamia le pareva incredibile! Così rizzavasi ora, ogni volta che l’allucinazione la vinceva; e così riportava le mani al capo per ravviarsi i capelli alla rinascente sensazione del disordine di allora.
E si rivedeva ritta in mezzo al salottino, come si era vista in quel momento nello specchio di faccia, senza riconoscersi, atterrita di quel fantasma pallido e sconvolto che non si moveva, che non parlava, e pareva non respirasse neppure.... E compreso l’orrore ch’era stato consumato, che non si poteva più cancellare, aveva nascosto le improvvise vampe del volto tra le mani diacce e convulse.