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domandò una volta ex abrupto, mentre appoggiata al mio braccio saliva uno dei tanti mucchi di sabbia del piccolo Sahara della Marza.
— Più gracile assai.
— Ed è rimasta gracile sempre?
— Rivedendola dopo un lustro, mi parve soltanto un po’ più pallida e assai più triste.
— Non è felice?
— Ahimè, poverina! — esclamai.
— La colpa è un po’ anche sua, — riprese, sorridendo e piegando di lato il collo per guardarmi negli occhi, mentre agitava in aria l’indice della mano sinistra con gesto accusatore.
— Dica del caso, delle circostanze; eravamo così ragazzi tutti e due!
— L’avrà un po’ consolata.... dopo.
— Oh, no! — dissi trasalendo, e levando alta la fronte. — Quella donna è proprio morta per me. Io amo soltanto la ragazza, un ricordo, un fantasma. Infatti, quel che rende il mio sentimento più bello e più orgoglioso della propria purezza è la convinzione che sia ignorato da lei.
— Che assurdità! — esclamò. — Una donna amata può, se vuole, fingere d’ignorare; ma ignorare davvero....
— Le assicuro che colei ignora, — insistetti.
E intanto sentivo battermi il cuore all’idea che quel mio sentimento non vibrasse ignorato. Avrei però voluto sospettarlo io solo.
La signora Emilia si divertiva a salire, a discendere pei mucchi di sabbia sparsi, come tanti tumuletti, lungo la spiaggia; e col braccio mi spingeva a correre su e giù per quella distesa mobile e gialliccia, deserto in miniatura.
Vi ritornammo parecchie volte nei giorni seguenti,