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zione, di quella smania, avea voluto impedirgli di andar fuori; voleva, a ogni costo, sapere perchè.... Voleva, soprattutto, sapere che significavano quei sassi che, ogni notte, egli riportava a casa, uno alla volta.... Ho dimenticato di dirvi ch’egli, ogni notte, tornava a casa con un grosso sasso in mano, e lo buttava in un canto del bugigattolo a pianterreno.... Quella cinquantina di sassi ammonticchiati là, la povera donna Fina li credeva cosa di magia, poichè suo marito sfuggiva di darle una spiegazione.

— Che te n’importa? — le rispondeva. — Mi servono per la fabbrica. — E rideva. — Non fanno ingombro.

Una notte, dunque, donna Fina avea voluto impedirgli di andar fuori.

Dice — l’ho saputo dalla stessa bocca di lei, dopo la morte del povero don Ciccio — dice che egli, diventato più irrequieto, più smanioso, supplicava: — Lasciami andare; torno sùbito! — quasi con le lacrime agli occhi. Poi le si buttò ai piedi, singhiozzando.

— Perdonami! Perdonami!... Sono un gran ladro, d’istinto! Arrivata una cert’ora, di notte, dovrei andar a rubare, e soffro e smanio, perchè la mia volontà dice di no, e.... un’altra volontà vorrebbe costringermi a commettere anche un delitto, pur di rubare!... Non mi riconosco io stesso in quei momenti. Ma ho vinto sempre io, sempre! Notte per notte, da anni!... Prima, per non uscire di casa, facevo chiudere a chiave la porta.... Ora non resisto più! Non potrei prender sonno se non rubassi.... qualcosa. Ed esco a rubare.... un sasso dal mucchio preparato per una fabbrica, laggiù!... Uno ogni notte!... E mi accheto, e posso dormire.... Ecco!... Non mi credi? — Era possibile? — concluse donna Fina. — E non gli ho creduto! E non ho più voluto stare con lui. Avevo paura! Lui dor-