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— Che caso?

— Lei somiglia tanto a una persona di mia conoscenza....

— Davvero? — m’interruppe ridendo. — È fortuna per me.

— Ma tanto — continuai senza badare al complimento — che io medesimo non credo ancora ai miei occhi!

— A persona, senza dubbio, molto cara.... — ella soggiunse, pronunziando le parole con tono di graziosa malizia.

— Molto! — risposi vivamente.

— Meglio. Così soffrirà meno la noia di questo esilio alla Marza. Cotesta sua amica però, non sarebbe molto contenta, se sapesse che lei ha stentato due giorni prima di riconoscerla nei miei lineamenti.

— Vi era qualcosa che me lo impediva, — risposi; — il vestito, l’acconciatura della testa, la....

— E poi, forse, — m’interruppe con un sorrisetto di celia — la rassomiglianza non sarà proprio tanto grande....

— Sì, è vero — risposi. — Infatti la sua voce ha un’intonazione diversa, e colei aveva anche aria più dimessa, più seria.

— Così?

E si atteggiò a serietà senz’affettazione, nè caricatura.

— Precisamente, Dio mio!

— Starò seria tutto il giorno, per farle piacere.

— Oh, ma non creda.... — dissi con simulata indifferenza. E per divergere la conversazione, esclamai: — Se ci fosse una tenda, si potrebbe anche desinare qui. Vi ceneremo la sera, al chiaro di luna, come nei romanzi.