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Non sapeva rassegnarsi. E nel prendere commiato dal vecchio fittaiolo, che aveva le lacrime agli occhi e ripeteva: — Non lo rivedrò più! Non lo rivedrò più! — per rassicurarlo, egli osò di fissare a un mese, a un mese e mezzo, al più tardi, il suo ritorno colà.

Immerso negli affari, costretto a frequenti viaggi, dopo due anni era ancora ossessionato, quantunque diversamente, dalla sua giovanile Chimera di sovrapporre l’Ideale alla Realtà; ma non trovava modo di attuare neppur dalla lontana quel vaporoso sogno che gli sembrava, forse, eccelsa cosa appunto perchè vaporoso.

Poi finì col cedere, con assaporare i frutti della ricchezza allo stesso modo di tanti altri, che non avevano mai chimerizzato come lui.

Talvolta, in certi momenti di nauseante sazietà, pensava, quasi come ad avvenimento fantastico, a quei giorni trascorsi su la collina di Ripasseti, nella casa terrena del vecchio fittaiolo, e a quel rotolo di manoscritto che, da allora in poi, non aveva più ripreso in mano e quasi non gli pareva più cosa sua.

Ma un giorno che aveva dovuto rimanere in casa per una lieve indisposizione, si ricordò di esso, lo ricercò, lo svolse e cominciò a leggere.

Gli sembrava di sentire una voce d’oltretomba!

Tutto quell’impeto lirico gli arrivava al cuore come un’amara irrisione. Ed era stato gran parte dell’Anima sua e del suo Spirito!

Un’idea gli attraversò il cervello. Si fermò a riflettere e si decise. Gli parve l’ultimo commosso omaggio alla parte più buona di sè stesso.