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movimento della mano, quando una mattina, mentre fumava seduto su un masso proprio in cima alla collina, vide montare per la viottola serpeggiante sui fianchi di essa, una persona a cavallo a un mulo, dietro cui camminava un contadino, che lo stimolava con una verga nella ripida salita.

— Rubini! — egli esclamò, riconoscendolo.

— Che mai è accaduto?

E gli mosse incontro.

— Ah, caro mio! — disse Rubini, saltando giù da cavallo — certe notizie non si affidano alla glaciale indifferenza di un foglietto da lettera. Bisogna saper comunicarle con riguardose cautele; la gioia uccide più facilmente del dolore.

Renzo lo guardava, incerto se Rubini scherzasse o parlasse seriamente.

— Qui è delizioso! — riprese Rubini. E son contento di poter annunziarti davanti a tanta magnificenza di luce e di colori, davanti a quest’immenso spettacolo di campi, di monti e un po’ anche di mare; me ne accorgo in questo punto.....

— Senti — lo interruppe Cellini; — se tu credi di eccitare così la mia curiosità, t’inganni!

— Come sono ingrati gli uomini! — fece Rubini. — Ebbene; allora ti dirò a bruciapelo: sei diventato ricco, ricco di quasi mezzo milione! Ecco qui....

E gli porse una lettera, tirandola fuori dalla busta aperta.

Rubini era andato via maravigliato della fredda accoglienza del suo amico a quella inattesa notizia. Se non fosse stato convinto della sincerità di Renzo, avrebbe immaginato un gesto di posa per darsi l’aria di uomo superiore alle circostanze della fortuna.

Non poteva affatto supporre l’incredibile turbamento da cui Renzo Cellini si era sentito sconvolgere