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lettere; àprile, e se ce n’è qualcuna importante, urgente, fammi il piacere di mandarmela a questo indirizzo.
Il meno però che si attendeva era una lettera urgente. Non aveva lasciato un’amante, nè strozzini creditori. Ai pochi amici si era raccomandato: «Dispensatevi, vi prego, di scrivermi. Non voglio farmi vivo con nessuno finchè starò lassù».
— Ti annoierai, presto. Che vai a fare in quella specie di deserto?
— Voglio diventare.... un vegetale.
— Un vegetariano, vuoi dire.
— No, un vegetale; è qualcosa di meglio.
Ed era stata l’ultima parola di scherzo che gli era uscita di bocca.
Bisogna attendere! E aveva atteso, con fede, per parecchie settimane.
L’unico suo svago era d’intrattenersi qualche ora della sera col vecchio fittaiolo e col suo nipotino, seduto davanti a la porta insieme con essi, mentre arrivavano lassù gli ultimi suoni, gli ultimi rumori delle cose e degli esseri, uomini e animali, che si preparavano al riposo.
Una sera il vecchio gli disse:
— Sa, signorino? Il ragazzo mi ha domandato se lei ha, per caso, qualche bella fiaba da raccontargli.
— Certamente — rispose Renzo.
Quasi avesse ricevuto un colpo di sprone!
In quel momento però non ne ricordava nessuna di quelle udite e lette. Ma sentì venirsi su la punta della lingua il sacramentale «C’era una volta» ed ebbe un brivido udendolo pronunziare dalla sua voce come se venisse da un altro.
— C’era una volta.....