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Il vecchio contadino, antico fittaiolo della famiglia Cellini, lo aveva conosciuto ragazzetto, quando i Cellini erano in auge; e ne ricordava sempre con vivo piacere le visite allorchè, nel maggio e nel settembre, la famiglia dei suoi padroni veniva a villeggiare nella bella proprietà di Ripasseti, in mezzo alla pianura, laggiù, e il signorino si arrampicava quasi tutti i giorni proprio in cima alla collina, vi rimaneva fino a tardi, e spesso toccava al vecchio di accompagnarlo, perchè il buio della sera metteva paura al ragazzo.
Poi, per parecchi anni, non ne aveva saputo più niente. Ripasseti, con la villa, col vigneto, con i campi di seminati era stato spartito tra i creditori del signor Cellini, e lui fittaiolo, coi suoi risparmi, aveva acquistato la collina dov’era cresciuto e vissuto, e che, dopo tanti anni di fitto, gli pareva quasi casa sua.
Era rimasto solo. Sua moglie morta da un pezzo; il figlio, tentando di far fortuna in Germania, era perito in un disastro ferroviario; la figlia aveva preso marito ma abitava lontana con la famiglia di lui, e gli avea mandato un ragazzino di dieci anni, forse per fargli prendere anticipatamente possesso dell’eredità e fargli apprendere ad amare quei luoghi, che poi avrebbe dovuto coltivare.
E perciò, una mattina, il vecchio contadino parve uscito fuori di sè dalla gioia quando vide arrivare lassù quel giovane alto, magro, barbuto, e sentì dirgli:
— Non mi riconoscete? Sono Renzo Cellini.
Aveva esitato un istante, poi gli era saltato al collo abbracciandolo e baciandolo intanto che gli ripeteva:
— Scusi.... mi perdoni, padroncino mio! — come