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anche le osservazioni assennate che talvolta gli scappavano di bocca, per quella specie di stizzosa ironia con cui venivano espresse.

Danzini soleva dire:

— Le chiacchiere del Torriani aiutano la digestione.

Aveva letto in un giornale qualcosa di simile e si compiaceva di ripeterlo.

Gli altri, spesso, discutevano, facevano da avvocati contro il Pubblico Ministero, per provocarlo, per fargliene dire delle più grosse e riderne....

Lui, Pintaura, intanto, mangiava zitto zitto, comodamente, le pietanze, non molto abbondanti, che la signora Marianna mandava dalla cucina; sbucciava l’arancia o la mela, rappresentanti la frutta con costante vicenda di cui nessuno si lagnava, e, all’ultimo, acceso il mezzo toscano riserbato alla colazione, rimasto là alcuni minuti ad ascoltare, coi gomiti su la tavola e la testa tra le mani, salutava e andava via, senza curarsi se il Pubblico Ministero avesse o no terminato la sua discussione.

Ma che poi il Torriani volesse continuare il suo ufficio anche la notte per ore e ore di seguito, dimenticando che dietro l’uscio intermedio tra le due camere c’era un povero diavolo stanco dal lavoro giornaliero di impiegato contabile e desideroso di dormire sei, otto ore filate, no; questo non poteva tollerarlo, assolutamente!

E intanto, tre, quattro volte durante la nottata, gli toccava di sentirsi svegliare dai soliloqui del signor Torriani, che non aveva l’amabilità, l’educazione di farli sottovoce. Era inutile tossire con insistenza in maniera da far comprendere che nella camera accanto qualcuno fosse stato indelicatamente svegliato. Il Pubblico Ministero continuava con pochi