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Giorgio Pintaura era seccato di dover mutare pensione, se la noia notturna di quel suo vicino di camera non cessava.

Di carattere mite, buono, incapace di dare il minimo fastidio a nessuno, non avrebbe voluto neppur lagnarsene con la signora Marianna tanto premurosa pei suoi cinque pensionanti, da lei chiamati «figliuoli» nonostante alcuno tra di essi fosse molto più vecchio di lei.

Ma da parecchie settimane in qua quel signor Torriani era diventato assolutamente insopportabile. Che chiacchierasse a distesa, durante la colazione e il desinare, a lui, Giorgio Pintaura, non faceva nè caldo nè freddo. Silenzioso per natura, gli piaceva di star ad ascoltare, specialmente quando chi parlava era di quelli che tengono desta l’attenzione per le cose che dicono e pel modo con cui le dicono. Il signor Torriani era di questi, quantunque avesse la fissazione di discutere tutti i fattacci riportati dai giornali.

Perciò nella pensione veniva chiamato il Pubblico Ministero. Le sue strampalerie divertivano, e


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