Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
171 |
Arrivò fino a mentire, per farle intendere che quel che lei pretendeva era impossibile.
— Ma io... ho moglie! Ho moglie!
— Che importa? Farò la serva anche a lei.
Quel giorno la persuase ad andar via con la promessa che l’avrebbe mandata a chiamare. E nei giorni appresso la trovò accoccolata sul pianerottolo, dietro l’uscio, in attesa di vederlo uscire e rientrare.
Aveva dovuto ricorrere al questore per liberarsene e farla rimpatriare. Non gli era parso vero che niente fosse trapelato tra i suoi amici e i conoscenti evitando così il ridicolo, che lo avrebbe ucciso come uomo di mondo.
E continuò la sua vita di repressione, di eliminazione; pareva che il suo intento fosse quello di rendersi una specie di interessantissimo automa, di bellissimo automa, combattendo ora per ora, giorno per giorno l’opera avariante della natura, spendendo lunghe ore davanti allo specchio per scoprire l’insidioso lavorio di una ruga, la diserzione dei capelli, che si scolorivano come presi dalla paura di sentirsi scacciati dal centro del capo verso la tempia e di dover rifugiarsi indietro, indietro, verso la nuca.
E fu proprio in quegli ultimi mesi ch’egli si accorse di un insolito risveglio del suo cuore.... — Come mai? Non riusciva a spiegarselo altrimenti che con una specie di sortilegio della giovane vedova Mannelli buttatogli addosso durante l’ultima festa di beneficenza.... Signor Romero qua.... signor Romero là.... E poi anche, corto: Senta, Romero! Guardi, Romero! E lui si era prestato a secondarla, ad appagarla! E a ogni richiesta, a ogni pretesto, si era sentito diventare più grave, più solenne dell’ordinario, quasi quella diabolica Mannelli fosse degna del più rispettoso omaggio, dell’opera più dignitosa e più severa!