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cravatta e devi essere serio, serio, serio, agli ordini di tutti, alla mercè di tutti, da quel che ho potuto capire. Sinceramente, ti compiango!
— T’invidio, avrebbe dovuto dire! — pensò Romero, che non sapeva persuadersi come mai Rosada non fosse rimasto impressionato di quel che aveva visto e sentito.
Già certe cose non era in caso di intenderle. L’eredità! Ma si trattava del meno in quella sua grande trasformazione. Un altro avrebbe commesso sùbito la volgarità di prender moglie; un altro, più imbecille, si sarebbe dato in braccio di una piovra di amante e a quest’ora sarebbe nudo e crudo peggio di prima con la bella sodisfazione che si era goduto la vita! Lui, no. Aveva detto: — Bisogna scancellare il passato! — E aveva cominciato dalla sua persona. Sì, sì, gli scultori, i pittori.... Cose da far ridere! Ci vuol poco a mutare nella creta, nel marmo, su la tela i connotati di una persona. Ecco qui: la natura vi ha regalato un naso, una bocca, certe mani, e voi dovete farvene, per così dire, degli altri assolutamente migliori. Sissignore, si può. La natura si è compiaciuta di darvi un carattere, un’individualità; e voi dovete disfare il capriccio di essa.... È un capriccio, una cosa irragionevole. Vi ha dato appetiti che non potete sodisfare, facoltà che vi è impedito di adoperare, e.... Sissignori!
Si può! Homo novus! Ma dal dirlo al farlo.... ci corre. E quel cretino di Rosada non ha capito niente di tutto questo! Ha contato i calzoni, i corpetti, le cravatte; ha ammirato diciotto paia di scarpe di ogni sorta. Ed ha concluso: — Ti compiango!
Egli soltanto, Romero, egli soltanto poteva apprezzare il gran valore della creazione di sè stesso. Chi è che ha detto: — Se vuoi che gli altri piangano, piangi tu il primo? — Avrebbe dovuto dire: — Se vuoi che