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— Appena il necessario, caro Rosada. Tu, fortunatamente, ignori le miserie della vita elegante: cambiar di vestito tre, quattro volte il giorno, secondo i diversi posti dove sei costretto ad andare; e stillarti il cervello se là conviene un abito grigio e là un pantalone scuro, e là quel corpetto, e là quella e questa cravatta.... Mi guardi, spalancando gli occhi, ma è così; uno sbaglio può far ridere di te, disonorarti, sì, disonorarti, perchè la reputazione di un galantuomo certe volte dipende da insignificanti nonnulla, che pesano su la bilancia del merito più di qualunque cosa savia.
— E tu ti rassegni a queste stupide imposizioni?
— Per forza, caro mio, per forza, se voglio conservarmi il posto che con molti stenti mi son acquistato nella società. Sono già qualcuno.... niente.... ma qualcuno da non poter essere confuso con gli altri.
— Ti compiango.
— Ci sono compensi, grandi compensi.... morali; sodisfazioni che non si possono ottenere facilmente.
— Ma io, nel tuo caso.... Come? L’eredità ti ha liberato da ogni preoccupazione economica..... Hai avuto il gran coraggio di prender moglie.... Spero che non hai commesso lo sbaglio di cercarti un’amante, col pretesto di sfuggire quell’altro malanno. Sogliamo dire stupidamente così: malanno! Io però posso assicurarti.... Ah, se tu sapessi quel che ho attraversato nella vita prima di arrivare ad assestarmi un po’! Ora sono in un gran giornale genovese.... Amministratore. Scrivo io i più belli articoli. Domandalo a tutta la redazione.... a ogni fine di mese! Ho moglie e due figliuoli; ce n’è in fabbrica un terzo. Sarà il benvenuto anche lui. Ma io ho tempo di riposarmi, di divertirmi con la mia buona mogliettina e coi bambini. E tu ti stilli il cervello intorno alla scelta di un calzone, di un corpetto, di una