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oggetti circostanti, di formarsi un’idea netta del tempo che passava, e dell’enorme pazzia ch’ella commetteva restando là. A intervalli, la nebbia fosca della sua mente veniva solcata da un chiarore; un quadretto dalla cornice dorata, un oggetto di porcellana con una punta di luce viva, un’impugnatura di fioretto appariva su la parete in un canto del salottino, e le spariva sotto gli occhi appena ella tentava fissarli.
Soltanto allorchè sentì domandarsi: — Vuole che accenda il lume? — soltanto allora si riscosse, atterrita:
— Ditegli che ho aspettato finora e che.... non tornerò più!...
Soffocava.
E andò via, ritta su la persona, come fantasma, mentre la vecchia le faceva lume. Così montò le scale di casa; e così, come fantasma, senza esitare, passò davanti al marito che le aperse e non ebbe la forza di dirle nulla, e richiuse lentamente l’uscio, dietro il quale era stato ad attenderla da parecchie ore, bevendo le lacrime che gli irrigavano il viso sconvolto, in agguato per scannarla, com’era suo diritto, come si meritava questa sgualdrina, ora ch’egli sapeva tutto!...
— Oggi la signora ritarda....
Rientrando, gli era parso d’aver capito male. Il suo istinto geloso si era sùbito svegliato:
— Oggi?...
— Credevo che il signorino sapesse.... — disse la serva, spaventata dal tono di quella domanda.
— So, so: le altre volte però è tornata sempre più presto....
— Sempre.
— Tutti i giorni?...
— Nossignore; una, due volte la settimana.
— E.... da quando?...