Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
143 |
mezza stesa bocconi sul tavolino, coi capelli scuri che le cascavano dietro gli orecchi, ritagliava un vecchio figurino di mode sotto il lume, accompagnando al movimento delle forbici uguale movimento di labbra.
Aveva indugiato fino alla mattina del giorno dopo — fino a che suo marito non andò fuori di casa — masticando il tossico dell’incertezza, tastando di tanto in tanto la busta in fondo alla tasca, quasi avesse potuto, palpando, indovinarne il contenuto. Poi aveva letto febbrilmente, abbracciando con l’occhio due, tre righe in una volta.... e s’era sentita lanciare nel vuoto da immensurabile altezza, giù, giù, giù, in quell’abisso che la lettera le spalancava sotto, abisso senza luce, che se la inghiottiva vivente!
⁂
Colui aveva detto alla vecchia serva:
— Se venisse quella signora.... starò fuori di casa fino a notte. Se volesse aspettare, metti alla finestra il solito segnale, finchè non sarà andata via.
E la vecchia aveva messo il segnale.
La povera signora aspettava da più di due ore, ostinandosi, quantunque la vecchia s’affacciasse di tratto in tratto sull’uscio per ripeterle:
— Non tornerà prima di notte; mi ha detto così.
— Sì, sì; aspetterò. Chi sa? Potrebbe tornare anche prima.
E ricadeva abbandonata, nell’angolo di canapè dove s’era buttata arrivando.
Si sentiva precipitare tuttavia giù, giù, giù, in fondo all’abisso senza luce; e non aveva altra sensazione. Quella vertigine della testa, del cuore, di tutta la persona, le impediva di pensare, d’accorgersi degli