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Intanto si era ritirata dalla finestra con brusco movimento, smorta in viso. La bimba si stupiva che le labbra che la baciavano, fossero diacce e tremanti.

— Mamma, che hai?

— Niente, figliolina!

E affondava la faccia nei guanciali, accanto alla testina della bimba, dolorosamente.

Per parecchi giorni di seguito non s’affacciò alla finestra e tenne i vetri socchiusi, quasi avesse avuto paura delle lusinghe dell’aria tiepida di quelle giornate primaverili, delle seduzioni di quel sole smagliante che irrompeva nella camera insidioso, a traverso le imposte, indignata della propria debolezza contro quel fantasma, che la premeva da qualunque parte ella si volgesse... alto, bruno, dai capelli un po’ radi, dai grandi mustacchi rovesciati in su, dai polsini bianchi e lucidi con piccoli bottoni d’oro, dalle mani affilate che tenevano il cannocchiale fissato addosso a lei, insistentemente....

Ed ora che sapeva che cosa egli volesse, la sua alterigia d’onesta si inalberava, protestava, quantunque il suo amor proprio si sentisse un po’ solleticato; protestava anche con quella strana pietà pel marito, quantunque se lo vedesse dinanzi più giallo, più magro, più innamorato e più geloso ancora, quasi egli presentisse il tranello teso al cuore di sua moglie....

— Oh, no, no! — ella pensava. — Sarebbe un’infamia!...

Resisteva però alla smania per cui avrebbe voluto affacciarsi alla finestra a fine di persuadersi che s’era ingannata, e mettersi il cuore in pace.

— Ha paura dell’aria? — le disse il vecchio dottore. — Apra questa finestra, così!... L’aria è balsamo di vita.

E l’aperse egli medesimo.