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glie sia pronta per uscire... e l’accompagno per via, come se andassimo insieme per una passeggiata. La gente che ci incontra non può immaginare. E il maggior tormento per lei è questo vedermi al suo fianco, muto, inesorabile, fino alla cantonata che lei deve svoltare!... Lei la vittima; io il giustiziere.

Talvolta qualche conoscente, qualche amico ci ferma. — A spasso? Come due sposini novelli. — Ella trambascia; mi sembra che debba mancare.... È dimagrita; sbiancata. Non ha coraggio d’implorare pietà. Attende forse che io mi plachi. È una gran tortura per lei il dover fingere in casa, davanti alla servitù, davanti alle poche amiche, che è costretta a ricevere, come io le ho imposto.

A tavola, io leggo il giornale, o mangio chino sul piatto, come un miope, le poche volte che non la lascio sola, perchè faccio colazione o desino fuori, col pretesto degli affari.

— È una punizione anche per te... — disse Nelli.

— La vendetta è il nèttare degli Dei, ha scritto un poeta. Io vivo di nèttare! — rispose Bozzani.

— Ma se quei due ti avessero preso su la parola? Se avessero continuato ad essere amanti col tuo bel permesso?

— Mi era passata pel capo anche questa ipotesi, ma la scartai subito. L’amore per forza? Andiamo!

Bozzani rise. Ai tre amici, però, che l’osservavano maravigliati, ma non più increduli come in principio, parve che in quel momento egli ridesse male, come se sotto il feroce cinismo nascondesse un dolore profondo, insanabile.