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Dopo due anni di matrimonio, e quando i miei affari andavano benissimo ed io ero nell’ansiosa aspettativa di un erede, che non si decideva a venire, ecco, comincio ad accorgermi di qualche mutamento di mia moglie. Un altro non si sarebbe messo in sospetto; anzi! Ma io non ero stato... noi due non eravamo stati innamorati nel preciso senso di questa parola. Nessun calcolo dall’una parte e dall’altra; ci eravamo piaciuti, sì, discretamente; niente smanie, però nessuna esaltazione; un affetto sincero, placido tra due persone per bene. A poco a poco, mia moglie diveniva, come dire? innamorata di me. — Diamine! Diamine! — pensavo. — Questo è contrario a tutte le leggi psicologiche che regolano il matrimonio. Non senza profonde ragioni è stato formulato l’assioma: Il matrimonio è la tomba dell’amore!

— Senti, caro Bozzani, — lo interruppe Roggetti, ed era buffo con quei mustacchi impiastricciati di spuma di birra. — Tu hai la cattiva abitudine di riflettere, di filosofare a proposito e a sproposito di tutto. Non vuoi persuaderti che niente è più irragionevole della vita: e così te la rendi assai peggiore di quella che è.

— Ora il filosofo lo fai tu, o almeno credi di farlo, — riprese Bozzani. — La vita è anzi ragionevolissima, se non lo sai. Tanto è vero, che va per conto suo, senza il nostro permesso, da conseguenza in conseguenza, con un ragionamento così filato da travolgerci nostro malgrado. Ma io voglio esporvi fatti, voglio spiegarvi perchè ho agito non come forse avreste agito voialtri e come agiscono tanti, cioè, con la più cieca irriflessione. Lasciatemi continuare. Sono in un buon momento di loquacità, di sincerità; non mi accade spesso. Dunque: Diamine! Diamine! — pensai. — Il fenomeno è strano. Ma tutto può darsi; il