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86 | luigi capuana |
Nell’orticello a pianterreno c’era un albero di pesco. Da qualche tempo in qua, appena Cingallegra — anche il padre e la sorella la chiamavano così, ma con tono di sprezzo — appena Cingallegra si metteva a cantare, ecco un frullìo di ali che le faceva alzare gli occhi. Un pettirosso le volava sulla testa, quasi a portata di mano; si allontanava, ritornava, si posava in cima al pesco, riprendeva a volare cinguettando, trillando. Pareva volesse imitare il canto della figlia del ramaio, e che si stizzisse di non riuscirvi. E siccome essa, distratta dall’arrivo dell’uccellino, cessava di cantare, questi, dondolandosi su una rama, se ne stava zitto aspettando.
— Vuoi sentirmi cantare, bell’uccellino? —
Il pettirosso con un trillo faceva intendere: sì! sì!
E Cingallegra cantava. L’uccellino ascoltava, continuando a dondolarsi allegramente; e, appena essa taceva, riprendeva a provarsi di modulare il canto, tentando di imitarla, ma finiva sempre con un trillo di stizza, e volava via.