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cinciallegra | 85 |
l’avevano soprannominata la Cingallegra del ramaio.
Alla superbiosa che se ne stava tutto il santo giorno alla finestra, ben pettinata, bene agghindata, con le mani in mano per non sciuparsele, nessuno badava; gli operai, perchè sapevano che non si sarebbe mai degnata di sposare uno di loro; i signori perchè non volevano abbassarsi a prendere per moglie la figlia d’un ramaio, e neppure farla insuperbire di più, mostrando di ammirarne la bellezza.
Gli anni passavano, e inutilmente il ramaio ripeteva:
— La maggiore la darò ai Reuccio, l’altra a chi vuol pigliarsela. —
Qualcuno, per ripicco, gli rispondeva:
— Ho paura, ramaio, che vi spighiscano in casa. —
E lui, picchiando più forte sull’oggetto che aveva per le mani, pentola, paiolo, padella o caldaia, rispondeva:
— La maggiore la darò a un Reuccio, l’altra a chi vuol pigliarsela.
— La vanità gli ha fatto andar il cervello a spasso — pensava la gente.