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la figlia del giardiniere 39


giava con le gambe un grosso ragno verde, tessendo e ritessendo.

Il Reuccio non stiè più alle mosse, colse quanti più frutti potè e corse dalla cèchina che stava ancora a letto, quantunque il giorno fosse inoltrato. Ella aveva voluto che continuassero a chiamarla così: le faceva piacere ricordarsi della sua disgrazia ora che sapeva di avere i più begli occhi del mondo.

— Cèchina, su, mangia questo frutto, e vedrai!

— Oh, come è amaro! —

La Cèchina, addentatolo, lo buttò via.

— Mangiane almeno uno solo; te ne prego! uno solo! —

La cèchina fece uno sforzo, per contentare il Reuccio, e non aveva terminato di mangiare uno di quei frutti color di oro scuro, che sentì un delizioso formicolìo alle gambe, e poi lunghi stiramenti... e poi più niente. Era guarita; aveva le più belle gambe diritte del mondo!

La notizia di questo secondo portento giunse fino agli orecchi del Re e della Regina.