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422 | luigi capuana |
gesticolavano, pestavano i piedi. Si indovinava che minacciavano un caso di guerra. Il Re, stizzito, esclamò:
— Ma che cosa posson volere con questi lor nepanepanepa e ciocaciocacioca?
Il Re si fermò allibito. Pronunziando frettolosamente quelle sillabe, gli erano risultati all’orecchio i nomi di Pane e Cacio!
Quegli ambasciatori di un Re lontano parlavano pronunziando al rovescio tutte le parole; e per ciò invece di dire pane, dicevano nepa; invece di dire cacio, dicevano cioca. Allora fu facile intendersi.
Essi venivano in nome del loro Re a reclamare Pane e Cacio, che erano suoi figli. Una Strega glieli aveva rapiti bambini, Pane di un anno e sei mesi, Cacio di un anno, e il povero padre desolato non ne aveva saputo più nuova. Ora un mercante, andato da quelle parti, avea recata la notizia che due bei giovani chiamati Pane e Cacio erano stati arrestati e dovevano essere impiccati.