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pane e cacio | 419 |
fette di pane e di cacio si ammonticchiavano, indurite, in un canto, e quei due erano floridi, rosei, come se desinassero e cenassero da gran signori.
Ogni notte poi accadeva questo nel palazzo reale.
Di tanto in tanto, l’uscio della camera del Re veniva scosso da due forti picchi. Sua Maestà saltava giù dal letto, apriva l’uscio e non scorgeva nessuno. Si rimetteva a letto, e di lì a poco di nuovo bum! bum! Il Re, che era sul punto di appisolarsi, trasaliva; saltava giù, apriva l’uscio e non scorgeva nessuno. Non gli passava per la testa che quei picchi potessero provenire da Pane e Cacio.
Anche le Principessine sentivano ogni notte lievi picchi agli usci delle loro camere, ma avevano subito indovinato.
— Tic! tic!
— Sei tu Pane? Se sì, dài un picchio solo.
— Tic!
— Toc! toc!
— Sei tu Cacio? Se sì, dài un picchio solo.