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pane e cacio | 411 |
— Se nessuno ti chiede!
E doveva intervenire il Re, minacciandole col fruciandolo, per farle stare zitte. Il Re, in cor suo, pensava:
— Ecco un bel pretesto per rimandar a tempo indeterminato le nozze di Pane e Cacio. La Reginotta ha ragione: deve sposare lei prima delle sorelle minori.
Intanto la gente aveva arato i campi, buttata la sementa, e il grano già inverdicava, promettendo una grande raccolta. Le stalle si erano popolate di bestiame, le mandre di pecore. E quantunque fosse comodo avere il pane e i latticini con quella facile maniera, tutti godevano di veder prossimo il tempo di liberarsi dalla soggezione di dover stare alla mercè di Sua Maestà. Un giorno o l’altro poteva venire il capriccio alla Regina di non più stacciare, alle Principesse di non più impastare la farina, al Re di non più ardere il forno e infornare le pagnotte lievitate, e il popolo avrebbe corso il pericolo di morire di fame.
Per questo Pane e Cacio, al loro arrivo, ebbero accoglienze trionfali; per questo