Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
pane e cacio | 409 |
comprare, e lasciavano il latte al fresco. I pecorai già avvisati, preparavano le caldaie, e la mattina dopo le trovavano colme di latte.
Così in tutte le mandre del regno potevano venir preparate ricotte e forme di cacio.
E il popolo, contento e soddisfatto, andava in folla a gridare sotto il palazzo reale:
— Viva Pane! Viva Cacio! —
Intanto si avvicinava il tempo che essi sarebbero arrivati per sposare le Principesse.
Il Re non ne poteva più di dover ardere il forno, di spazzarlo col fruciandolo, e d’infornare il pane due volte nella giornata, due volte nella nottata. E quando uno dei Ministri, per adularlo, gli disse: — A Vostra Maestà stan bene in mano tanto lo scettro quanto il fruciandolo — ci mancò poco che non lo inseguisse a colpi di fruciandolo per le scale.
Ma come fare? Se non infornava il pane lui nel forno di palazzo reale, sarebbe venuto meno il pane agli altri